L’autunno è una seconda primavera, quando ogni foglia è un fiore.

(Albert Camus)

Benvenuto autunno!

Eccoci qui, a celebrare ancora una volta Mabon che, nella Ruota dell’Anno, corrisponde all’equinozio di autunno.

Mabon (grande figlio) era un dio gallese, la cui storia racconta che venne rapito dalla madre (Modron – grande madre) e trascorse felicemente la sua prigionia, custodito e protetto nel suo grembo.

“Mabon era considerato il figlio divino, colui che si sacrificò nel grembo di sua madre, impregnando della sua essenza il ventre materno, affinchè lei proteggesse la sua luce fino alla nuova rinascita.”

All’interno del grembo Mabon puntuale (ri)torna ad essere seme, compiendo così il ciclo della vita e con questo, nello stesso istante in cui si coglie l’ultimo raccolto, la ruota della vita si avvia verso la morte (apparente), quel lungo sonno che nei mesi seguenti porterà gestazione e trasformazone.

Mabon rappresenta la prima delle festività del cosiddetto semestre oscuro.

Nell’antica Grecia, durante l’equinozio di autunno, si festeggiavano i misteri eleusini ovvero la discesa negli inferi di Persefone. I miti antichi avevano questa caratteristica: rispecchiavano per analogia quello che accadeva nei cicli di vita.

Ed è proprio questa discesa nel profondo, il tema che Mabon introduce.

MABON, ISTANTE DI EQUILIBRIO TRA LUCE ED OSCURITÀ

Nel giorno dell’equinozio di autunno, la luce e l’ombra sono perfettamente in equilibrio, è tempo di bilanci, ma anche di bilanciamento prima di scendere nella nostra profondità.

Si sta chiudendo il ciclo più faticoso dell’anno, quello del secondo raccolto.

Gli antichi, vivevano le celebrazioni della ruota dell’anno in due modi: uno collettivo, in cui rendevano grazie per il raccolto materiale, consapevoli che il ciclo riproduttivo della natura stava terminando e tutto il raccolto fino a quel momento gli permetteva di andare avanti nei mesi invernali (fino alla rinascita). Ma i festeggiamenti prevedevano anche un modo di celebrare singolare, individuale e più intimo. Questa modalità aveva un’energia tipicamente iniziatica, questo momento era considerato e vissuto come un rito di passaggio in cui i celebranti cominciavano un viaggio introspettivo alla ricerca del proprio raccolto interiore.

Perché questa pratica, perché la celebrazione era esteriore ed interiore?

I nostri antenati, le antiche popolazioni che vivevano completamente immerse nei principi della natura e in accordo con questi ultimi, avevano ben compreso che celebrare rituali in cui manifestare gratitudine per quello che avevavo ricevuto come dono dalla terra e come dono interiore, poneva le basi per vivere in modo armonico, per manifestare i desideri del loro cuore in un modo che fosse rispettoso per tutti, per se stessi, per la natura, per gli Spiriti, per l’Universo.

Le energie si riempivano così di vibrazioni di gratitudine e quello era un modo sicuro per ingraziarsi le forze superiori, quelle archetipiche e del Sé superiore.

L’esperienza aveva mostrato loro che conoscere, rispettare ed onorare attraverso questi rituali, il naturale ciclo di vita (nascita – morte – rinascita), gli consentiva parimenti di vivere nello stesso modo le varie fasi della vita e di entrare in questa in modo armonico e rispettoso.

Vivere la quotidianità attraverso questi insegnamenti “naturali” significava vivere in un flusso naturale, amare ed apprezzare tutti i doni della vita e la sua sacralità.

Mabon ci invita all’equilibrio. Nel passaggio tra l’estate e l’autunno si apre un varco energetico per cui per un solo attimo siamo perfettamente in equilibrio, la nostra energia è sospesa tra luce e ombra.

Solo per un attimo…poi gentilmente, come le foglie trasportate dal vento ci lasciamo cadere nella terra ancora accaldata dal sole estivo…

“Questo è un tempo che ci chiede di volgere lo sguardo alla nostra interiorità, di accogliere nel nostro grembo la fase oscura, quella introspettiva, quella che ci porterà nei prossimi mesi a piantare e custodire dentro il nostro grembo il seme del nuovo anno.”

Ma per fare questo bellissimo passaggio e onorare la vita tutta è necessario prendersi uno spazio per fare un rituale.

In questo rituale ci prenderemo del tempo per ascoltare la nostra profondità, per raccogliere gli ultimi frutti e onorarli. I frutti dei nostri successi dell’anno che si sta per concludere, per celebrare i nostri obiettivi raggiunti e i nostri successi e porre così i semi per il nostro futuro. Provare gratitudine è già un rituale nel rituale che serve per aiutarci e sostenerci nel lasciare andare, nella pulizia profonda, nell’abbandonare vecchi schemi che non ci appartengono più e per permettrci di fare spazio al nuovo che verrà.

“Ecco Mabon, momento di equilibrio, dolce scivolare nell’oscurità, sentirsi grate, lasciarsi spogliare come foglie, rimanere in silenzio pronte a “riposare” nel lungo inverno custodendo il seme della nostra rinascita.”

Questo è il momento perfetto per celebrare un rituale, per permetterti di sentire tutta la tua energia in connessione con quella dell’Universo e per portarla con intenzione in tutto quello che per te conta davvero.

Non c’è inizio che non passi da questo momento.

È proprio in questa fase che vanno piantati i semi di quello che desideri fare nel prossimo anno, un piantare che passa attraverso l’equilibrio delle proprie energie, attraverso la gratitudine, attraverso un riposo che presagisce la rinascita.

Oriana Russi newsletter
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